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Blog tour Barolo e La Morra

Eccomi, finalmente!! E’ passato più di un mese dall’ultimo post… ma mi sono dovuta forzatamente allontanare dal blog purtroppo: ho dovuto mandare in riparazione il mio tablet, e così le settimane passano e siamo già alla fine dell’estate…

Cosa mi raccontate? Come avete trascorso queste settimane? Siete riusciti ad organizzarvi una vacanza o siete rimasti a casa? Questo Covid ci ha stravolto la vita non poco… ma tante cose si riescono comunque a fare, in totale sicurezza. 

Vi voglio raccontare del nostro ultimo #blogtour a Barolo e La Morra, due giorni di un week end di luglio.

Come sapete, io viaggio in famiglia, con mio marito e i nostri bimbi di 4 e 8 anni, quindi cerchiamo sempre di organizzare qualcosa che faccia felici un po’ tutti.

(Uno splendido scorcio del Monviso in lontananza, in questo vivace campo di girasoli… ) In ogni caso, le Langhe sono piacevolmente visitabili in ogni stagione dell’anno… I colori della natura e del paesaggio che si susseguono con il passare dei mesi sono pittoreschi. Questo trascorrere delle stagioni in Barolo è rappresentato benissimo in una delle sale del museo del Vino ospitato all’interno del Castello di Barolo, prima tappa del nostro tour.

Eccolo il paese di Barolo, con il suo Castello, che ha ad oggi vissuto quattro vite totalmente differenti tra loro: nasce con funzione militare (fortificazione risalente al X secolo), diventa residenza dei marchesi Falletti (intorno agli inizi del 1300), è poi radicalmente trasformato alla fine del 1800 per ospitare un collegio (il Collegio Barolo, dal 1875 al 1958, per anni ha rappresentato l’unica opportunità di studio per i giovani della zona, in particolare per i meno abbienti, per i quali erano previste borse di studio) ed infine diventa museo (WiMu dal 2004 circa).

La vista panoramica dalla terrazza del castello su vigneti e noccioleti delle Langhe.

E alcuni particolari delle stanze interne, che hanno mantenuto le loro fattezze anche dopo i vari stravolgimenti.


Il Wi-mu, è un museo interattivo che vi farà scoprire tantissime curiosità, dalla nascita del vino fino ai giorni nostri, passando per tutte le ere storiche.

Vi riporto due pannelli descrittivi che mi sono piaciuti particolarmente lungo il percorso guidato.

Nella notte dei tempi…
Il ticchettio di metronomi alati e il brusio della creazione, oscuri suoni comparsi oltre dieci miliardi di anni fa, è il respiro del tempo, è l’inizio di tutto.
E anche per il vino è questione di tempo: l’attesa della maturazione dei grappoli, la stagione della vendemmia, il paziente riposo nell’oscurità delle cantine.
Perchè è nel buio più profondo che tutto comincia, solo rare luci a indicare il cammino: come quella che nel 1985 l’astronomo Edward Bowell individuò come l’asteroide 6590, ribattezzato “Barolo”.

Le radici della vita

Il cuore del vino pulsa nelle profondità del terreno, le radici della vite “rubano” elementi preziosi dalla terra
per regalare profumi e sapori al vino che verrà.
In maniera diversa: se un terreno ricco di carbonato di calcio, con tonalità che vanno dal bianco-grigiastro al bluastro, annncia un vino robusto,
un terreno argilloso e dal colore giallo-rossastro regala un vino più semplice, mentre è dal terreno
calcareo che il Barolo sprigionerà i suoi profumi più intensi.
Le stesse che rivivono nelle diverse gradazioni del rosso che osserviamo in un calice di vino.

La mappa del territorio del Barolo, e le diverse gradazioni di colore che può avere il vino.

All’interno dell’area espositiva, nella quale è possibile anche acquistare i prodotti locali, vi sono tantissimi vini da degustare e da scoprire, raccontati attraverso delle cornette simili a quelle dei telefoni di una volta. Inoltre è possibile allenare il proprio olfatto grazie a delle ampolle in vetro che contengono i principali sentori che possono essere associati ai vini durante le degustazioni: rosa, pesca, spezie…

Non vi dico ai bambini quanto è piaciuto. Ogni cosa nel museo è alla loro portata. Solo alcune attività in quest’ ultimo periodo sono state inevitabilmente ridotte a causa del Covid, ma in ogni caso le limitazioni sono quasi impercettibili e le visite sono garantite, previa prenotazione.

Ai piedi del Castello, se volete farci un giretto, c’è anche il Museo dei Cavatappi.

Riprendiamo l’auto dopo una tappa in Enoteca il Bacco, che ci ha dato degli ottimi consigli e ci ha addirittura prenotato la cena in un posto che dopo vi racconterò…

Arriviamo a Vergne, frazione di Barolo. E’ qui che pernotteremo, nel B&B La Rosa Gialla. Ci ha accolti nella sua casa Marina, che insieme al marito ed alle figlie gestisce il B&B ricavato all’interno della loro abitazione, una bella villa poi ingrandita a tale scopo, attorniata dai vigneti, che vengono curati personalmente, grappolo a grappolo, come un gioiello prezioso.


Qui si respira aria di famiglia e di tranquillità.

La parte frontale della struttura in bioedilizia che vedete qui sopra è tutta per noi. Appartamento La Gardenia. Al primo piano cucina, zona giorno, bagno, camera dei bambini e terrazza. La nostra stanza si trova nel soppalco. Tutto è curato nei minimi particolari, dagli arredi ai tessuti in tinta… 

E la vista sulla piscina e sui vigneti non guasta…


Alla sera, cena da Rosso Satollo, di recente apertura. Ristorante consigliato sia da Marina, sia dall’enoteca di Barolo.
Capiamo subito il perchè del nome che è stato dato a questo posto. “Rosso” come il cielo del tramonto che muta il suo colore ad ogni minuto che passa. Non riesco più a smettere di fotografare!

Qui troviamo i piatti della tradizione piemonese e non, semplicemente fantastici. A ripensarci, mi viene l’acquolina…

E qui scopriamo anche la Nas-cetta, il “Barolo dei bianchi”… Voi lo conoscete? Si tratta di un vitigno autoctono del paese di Novello (vicino a Barolo), un bianco piemontese dalla travagliata e nello stesso tempo affascinante storia.


Un vino per lungo tempo dimenticato, relegato a pochi e sparuti filari, quasi estinto: un vero e proprio reperto enologico che solo la lungimiranza di alcuni produttori ha potuto salvare dall’abbandono totale.
Nel 2002 la Nascetta entra a far parte della DOC “Langhe” e, nel 2010, si ottiene il riconoscimento più
prestigioso: la denominazione con il nome di “Langhe Nas-cetta del Comune di Novello” la cui produzione
è autorizzata soltanto all’interno del territorio del comune di Novello, utilizzando uve Nascetta al 100%.

Salutiamo i ragazzi di Rosso Satollo, nella speranza di tornare presto per assaggiare gli altri golosissimi piatti… e rivedere questa cartolina.

Ci risvegliamo ben riposati e facciamo una super colazione con i prodotti locali scelti con cura da Marina, e con le sue torte fatte in casa…

Rifocillati, salutiamo la cara Marina con un arrivederci e siamo pronti per riprendere il nostro tour.

Ci aspetta il belvedere di La Morra, che lascia a bocca aperta. Una terrazza che si apre sul territorio delle Langhe,  rivelando i suoi campi ordinati e precisi che assomigliano ad una tela ricamata.

Qui a La Morra, su consiglio del panettiere di Barolo (il mago dei grissini…) faccio scorta di un po’ di farine bio nel mulino  del paese e poi via, alla ricerca della colorata cappella di Barolo…. dispersa in aperta campagna. Per fortuna avevamo il fuoristrada, altrimenti saremmo dovuti andare a piedi perchè la strada è davvero impervia, sterrata e ripida. Sotto al sole cocente non sarebbe stata una passeggiata gradevole… (ma in un’altra stagione perchè no!)

Costruita nel 1914 come riparo per la manovalanza che lavorava nelle vigne, e mai consacrata, la Cappella di SS. Madonna delle Grazie è stata abbandonata per anni e ridotta a rudere. Solo verso la fine degli anni novanta la famiglia Ceretto, che l’ha acquistata insieme ad ettari del prestigioso vigneto di Brunate, le ha dato nuova vita grazie ad un particolare restauro che l’ha resa unica nel suo genere. Ad oggi rappresenta uno degli edifici più conosciuti ed ammirati, simbolo di questa zona delle Langhe Cuneesi.

Proseguiamo verso L’Agricola Brandini (https://www.agricolabrandini.it/it/) di La Morra per la visita in cantina e la degustazione di Barolo.

Accompagnati da Giovanna ci facciamo raccontare la loro filosofia bio, il loro modo di lavorare e i loro vini strepitosi.

Tra i filari vengono piantati dei mix di erbe biologiche e di legumi (un mix che si chiama “sovescio”) che nutrono la vigna, combattono il compattamento del terreno causato dai mezzi a motore, e creano biodiversità. 

Giovanna ci fa assaggiare un vino in trasformazione, sta diventando col passare del tempo un fantastico Barolo, invecchiando in queste grandi botti… (mi preoccupa un pochino il precoce interessamento di Elise).

Dopo la visita in cantina, ci sediamo in terrazza. Anche qui a Brandini la vista è unica. 

Un primo per i bambini (ottimi i plin e i tajarin della tradizione) così poi loro possono giocare nella meravigliosa piscina… e via alla degustazione di Barolo per noi. Con diversi tipi di Barolo a confronto ci rendiamo bene conto di come la zona di coltivazione dei vigneti influisca sulla diversità dei profumi che vengono poi sprigionati dal vino. E’ come una magia! La tipologia del terreno diversifica il gusto del prodotto finale.

Per concludere, dopo tanti rossi, un vino bianco profumatissimo, abbinato ad una torta di noci e cioccolato. Al dessert non so proprio rinunciare. 

Come tutte le volte che vengo in questi posti, mi riprometto di tornare al più presto per scoprire nuovi incredibili scorci e assaggiare altre prelibatezze. I bambini sono entusiasti e la più grande mi ha già chiesto di visitare altri due castelli della zona…

Se il nostro #blogtour del Barolo vi è piaciuto e incuriosito, non vi resta che prendere il calendario e fissare la vostra prossima gita nelle Langhe! 

A presto!

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