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Insolito pic-nic in Vigna nel Roero

 

Oggi vi racconto della nostra giornata tra le vigne di qualche domenica fa, a Piobesi d’Alba, paese piemontese dislocato a nord rispetto alla città di Alba.

Complice una splendida giornata di sole, eccoci arrivati nel Roero, ospiti della Tenuta Carretta, qui il loro sito ufficiale. Siamo in una delle più antiche aziende vitivinicole del Piemonte, con i suoi 500 anni di storia.

L’edificio principale è una struttura disposta a ferro di cavallo, color mattone, immersa nel verde delle sue vigne.

Tutti i vigneti di Tenuta Carretta fanno parte del distretto viticolo Langhe-Roero e Monferrato, un territorio straordinario riconosciuto nel 2014 dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, circondato da poco meno di 35 ettari di vigneto. A sud del fiume si estendono invece le colline delle Langhe, dove sono ubicati la restante parte dei vigneti di proprietà pari a ulteriori 35 ettari, per un totale di oltre 70 ettari complessivi.

Nei 35 ettari rappresentati da un unico appezzamento che si estende ad anfiteatro tutto intorno alla Tenuta, da Sud a Nord-Ovest, le uve coltivate sono per la gran parte Arneis, poi Nebbiolo, Barbera e Favorita (il nome con cui nel Roero viene chiamato il Vermentino).

Iniziamo con la visita in Cantina.

Un po’ di storia… Il punto di partenza della Tenuta è rappresentato da un contratto di concessione a mezzadria redatto il 28 novembre 1467 dal notaio Giorgio di Monteacuto (l’attuale Monteu Roero). In questo atto, il proprietario di allora Andrea Damiano di Piobesi, dà e concede ai fratelli Porrino l’autorizzazione a coltivare le sue terre della “cassina Careta” per nove anni. Si tratta di un documento di straordinario valore per la sua ricchezza di dettagli. Riporta anche gli obblighi cui i massari dovevano sottostare nella coltivazione, addirittura indicazioni sulla potatura delle viti. L’atto si chiude con un’ultima prescrizione: mentre di tutte le uve vendemmiate si farà a metà, quelle dei vigneti della collina del Podio (Podium Serrae) sono riservate al Signore, senza impedimenti da parte di alcuno (“salvo et reservato vites Podi Serrae, de quibus se nil impedire teneantur et debeant”): si tratta di una attestazione “ante litteram”, unica nella storia del Piemonte e forse  d’Italia, della qualità del vigneto che ancora oggi domina sugli altri vigneti aziendali.

Nel 1811, dopo 350 anni, la proprietà passa dai marchesi Damiano ai conti Roero, i quali la coltivano per 120 anni e nel 1932 cedono la Tenuta alla famiglia torinese dei Veglia. Nel 1985, la proprietà passa alla famiglia Miroglio di Alba, fondatrice dell’omonimo gruppo tessile e tutt’ora proprietaria.

Qui a Tenuta Carretta si applicano tecniche di viticoltura integrata, che prevedono l’utilizzo dei mezzi chimici solo quando davvero indispensabili, in modo da tutelare l’armonico sviluppo della pianta. Un vigneto gestito in modo adeguato, oltre a salvaguardare l’integrità del suolo, esalta la qualità delle uve e consente la produzione di vini di grande personalità, che esprimono fedelmente i tratti riconoscibili del territorio di origine. Vendemmia manuale, pigiatura soffice, macerazioni equilibrate: ogni fase della lavorazione ha l’obiettivo di portare in bottiglia, conservare e trasmettere fino al bicchiere l’equilibrio e l’armonia della materia prima ottenuta in vigna.

In cantina le pratiche tradizionali vengono affiancate alla tecnologia sia nella vinificazione sia nell’affinamento. Vengono impiegate le vasche di acciaio inox a temperatura controllata, i tini in legno, e le botti di rovere, di diversa capacità e provenienza.

La cantina è stata interamente ricostruita alla fine degli anni ’90. L’attuale struttura sotterranea è suddivisa in due grandi aree: una dedicata alla vinificazione e all’imbottigliamento, l’altra riservata all’affinamento del vino.

 

Al termine del nostro interessante percorso di visita alla cantina, ci siamo intrattenuti nell’area destinata alla degustazione, soffermandoci su tre rossi in particolare, su cui voglio spendere giusto 2 parole.

Barolo Cannubi 2011

Del Barolo, “Cannubi” è la menzione più storica, grazie all’esposizione al sole dei vigneti e al suo particolare microclima, che conferisce a questo vino grande carattere, eleganza e longevità. Il Cannubi è prodotto con uve 100% nebbiolo, è viene affinato per un minimo di 60 mesi, di cui almeno 36 in botte e 18 in bottiglia. Alla vista, il suo colore è rosso granato intenso. Al palato risulta complesso, con aromi di sottobosco, rosa e spezie, e lievi note agrumate. I grappoli dell’uva destinata al Barolo Cannubi vengono selezionati a mano, e con essi vengono prodotte circa 1260 bottiglie all’anno… un prodotto decisamente prezioso.

 

 

 

 

 

 

Podio Langhe Nebbiolo 2017

La vigna del Podio e’ proprio quella richiamata nel documento del 1467, quando il conte Damiano dà a coltivare ai massari le sue terre. La metà delle uve prodotte deve essere condotta al suo Castello per la lavorazione, ma quelle del Podio sono riservate al Signore, che ne riconosceva il pregio, e le voleva per sé …

Il vino è elegante, armonico, con tannini morbidi, ottenuto da uve 85% nebbiolo e 15% barbera. L’affinamento avviene per  minimo 6 mesi in botte e 4 mesi in bottiglia. Il suo colore è rosso rubino intenso. Sprigiona aromi di fiori secchi, frutta e spezie.

 

 

 

 

CRU Cascina Bordino 2012, barbaresco riserva DOCG

Le uve per la produzione del Barbaresco Riserva DOCG Cascina Bordino vengono raccolte negli omonimi vigneti di proprietà situati sul versante orientale del Comune di Treiso, appezzamenti tra i meglio esposti dell’intero versante collinare, da cui derivano uve nebbiolo adatte a lunghe macerazioni. Ne deriva un vino intenso, elegante e complesso, ottenuto da uve 100% nebbiolo. Viene affinato minimo 50 mesi, a partire dal 1° novembre dell’anno di raccolta delle uve, di cui almeno 9 in botti di rovere.

Ha un bel colore rosso granato, vivo, è un aroma intenso, con aromi di fiori, frutti rossi e spezie. Un Barbaresco di grande bevibilità ed equilibrio.

 

 

Ma torniamo al nostro pic nic.

A due passi dalla Tenuta, passeggiando  tra i grappoli da un lato bianchi, dall’altro neri, che ancora attendevano la vendemmia, abbiamo ammirato gli splendidi vigneti che caratterizzano il paesaggio collinare della zona.

Con il nostro cestino carico di prelibatezze, dotati di una bella coperta anche questa compresa nel “Kit” ci siamo addentrati nella Grape’s Road, un percorso di vine-trekking che abbiamo fatto in autonomia affidandoci alle audio-guide  che abbiamo scaricato sul cellulare e ce ci hanno accompagnato lungo il percorso illustrandoci le varie tappe.  E’ stato molto divertente anche per i bambini, non solo per noi.

Nei cestini, lo chef stellato Flavio Costa ci ha fatto trovare 4 panini gourmet:

Panino Cayega: Salmone marinato, seirass, cipolle in agrodolce, erbe selvatiche, olio alle erbe aromatiche.

Panino Podio: prosciutto crudo di Cuneo,  toma piemontese, insalata riccia, semi di pomodoro, olio extravergine

Panino Cereja: Zucchette grigliate, pomodorini conti, pesto, Tomino fresco e timo.

Panino Cannubi : pancia di maiale è tradotta, salsa yogurt, enchilada (piccante), misticanza selvatica e cipolla rossa.

 

 

Ad accompagnare i panini, una bottiglia da 33cl  di vino Arneys Cayega , due bottigliette di acqua, e due bibite Baladin (cedrata e cola), più 4 tortine alla nocciola.

Nel cestino, non ci hanno fatto mancare due bei calici, un cavatappi, una coperta e la mappa del tour.

Il Cayega è il Bianco da Uve 100% Arneis, affinato 6 mesi in acciaio, dal colore giallo dorato con riflessi verdi, e particolarmente profumato.

Dopo la pausa, abbiamo continuato la Gape’s road, salendo sul punto più alto della collina in cui si trovano i noccioleti e dal quale la vista lascia senza fiato.

Il rientro verso la Tenuta è tutto in discesa. I bambini hanno corso e riso tutto il tempo. Mentre mamma e papà finivano il vino e si godevano il paesaggio…

 

 

Cosa ne pensate di questa giornata? I bimbi mi chiedono già di ritornare…

Se poi volete dedicarvi una pausa stellata, vi segnalo il ristorante 21.9 che è un crescendo di gusti . Noi ci siamo andati senza i bambini in primavera, e ci è davvero piaciuto… ma questa è un’altra storia.

A presto !

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